mercoledì 13 marzo 2013

Asteroidi, Meteoriti e Comete: alcune definizioni per non confondersi.

Gli Asteroidi o Pianetini, sono oggetti celesti di dimensioni più piccole rispetto ai pianeti e che, come essi ruotano intorno al Sole, lungo un'orbita compresa tra quella di Marte e Giove.
Il primo pianetino venne scoperto il 1° gennaio 1801 da Piazzi e da lui chiamato Cerere, con un diametro di 1000 km è il più grande fra quelli conosciuti. Nel giro di sei anni vennero trovati altri tre pianetini: nel 1802 Olbers scoprì Pallade (600 km ca di diametro), nel 1802 Harding osservò Giunone (300km ca), nel 1807 ancora Olbers individuò Vesta (500 km ca). Passarono poi quasi quarant'anni, prima che Hencke scoprisse Astrea, il quinto pianetino con un diametro di un centinaio di km, nel 1845.

Posizione dei diversi pianeti e dei pianetini in orbita attorno al Sole


Oggi si conoscono circa 1800 pianetini.
In generale, la forma si presenta irregolare, il diametro inferiore ai 50 km, la composizione analoga a quella della Terra e di Marte. La distanza media dal Sole è di 2,9 unità astronomiche (circa 435 milioni di km).

È stata avanzata l'ipotesi che i pianetini siano i resti di un pianeta originariamente situato fra Marte e Giove, esploso per cause sconosciute; su questo evento permangono molti dubbi e in genere si preferisce supporre che gli asteroidi si siano condensati singolarmente da una nebulosa anulare primitiva, senza costituire mai un unico pianeta.
Alcuni pianetini hanno orbite ellittiche molto inclinate, andando ad intersecarsi con l'orbita terrestre. Quando un pianetino passa molto vicino alla Terra, è possibile impiegare metodi trigonometrici per misurare con notevole precisione la sua distanza dalla Terra, per poter poi risalire alla sua orbita e di conseguenza la sua distanza dal Sole.
Uno di questi pianetini, che nel 1968 passò dalla Terra a 7 milioni di km, fu Icaro.

Un gruppo particolarmente interessante di asteroidi è quello dei cosiddetti “Pianetimi Troiani”, una quindicina di oggetti divisi in due sottogruppi ai quali vennero attribuiti i nomi degli eroi della guerra di Troia (Achille, Agamennone ecc.. da una parte; Enea, Priamo ecc.. dall'altra).
Mentre in genere gli altri pianetini hanno un periodo di 4,5 anni, i Troiani hanno tutti un periodo orbitale di circa 12 anni, quasi uguale a quello di Giove.
L'interesse per i due sottogruppi è dovuto al fatto che essi verificano la soluzione teorica trovata da Lagrange (nel 1722, prima della scoperta dei pianetini) per il classico “problema dei tre corpi”, problema che consiste nel determinare le orbite descritte da tre corpi che si attraggono reciprocamente secondo la legge di gravitazione universale. Quando i tre corpi sono disposti ai vertici di un triangolo equilatero (o molto vicini ai vertici, nei cosiddetti punti di librazione), la configurazione del sistema è stabile, cioè i tre corpi descrivono orbite intorno al baricentro comune mantenendosi ai vertici del triangolo.

Una faccia della Luna, in cui si osservano diversi crateri.


Le Meteoriti sono degli oggetti che penetrano nell'atmosfera terrestre dallo spazio esterno e, raggiungendo per l'attrito temperature elevatissime, tracciano una scia luminosa (meteore o "stella cadente") e si disintegrano. Al suolo giungono in genere soltanto frammenti o polveri, il cui studio mineralogico consente di suddividere i meteoriti in due grandi gruppi: aeroliti (o meteoriti pietrosi), nei quali predominano i silicati ferro-magnesiaci, e sideriti (o meteoriti ferrosi), composti essenzialmente di ferro e nichel in proporzioni variabili.
Non si conosce ancora con esattezza l'origine dei meteoriti, ma un'ipotesi formulata da G. V. Schiaparelli (1835-1910), afferma che nel passaggio ravvicinato al Sole di una cometa, essa subisce una serie di trasformazioni, abbandonando polveri e frammenti che continuano a muoversi lungo l'orbita originaria. Quando la Terra (come ogni altro corpo celeste) attraversa una regione cosparsa di materia cometaria, ne attrae facilmente i corpuscoli, provocando il caratteristico fenomeno conosciuto come "Sciame di Meteore".
Tuttavia l'origine di alcuni meteoriti si può attribuire anche alla disintegrazione per urto casuale di pianetini, o di altri oggetti del sistema solare.
La caduta di un meteorite provoca un cratere (astroblema) sulla superficie dei pianeti: Luna, Mercurio e Marte, essenzialmente privi di atmosfera e scarsamente alterati da fenomeni erosivi, conservano evidenti tracce di questi impatti.

Sulla Terra, invece, i larghi crateri meteorici sono relativamente pochi, poiché il materiale che arriva o si consuma prima di raggiungere il suolo, oppure cade negli oceani; tuttavia i crateri che sono passati alla storia per dimensioni sono: il Meteor Crater dell'Arizona (100.000 anni fa), il Cratere di Vredefort con un diametro di 300 km (ca 2 Miliardi di anni fa) il più antico in assoluto.
La velocità di caduta verso il suolo è in genere compresa tra i 10 e i 70 km al secondo e dipende dall'angolo di penetrazione nell'atmosfera terrestre e dalla massa dell'oggetto.
I meteoriti che si disintegrano in volo giungono nell'alta atmosfera con le stesse velocità, e diventano visibili come "stelle cadenti" a un'altitudine compresa fra gli 80 e i 120 km; pur annientandosi, questi meteoriti lasciano una traccia visibile che si può analizzare con metodi spettroscopici; metodi ottici e radar consentono di stabilire poi il radiante dello sciame a cui appartengono, cioè il punto dal quale si può immaginare si irradino i prolungamenti ideali degli archi descritti sulla volta celeste dai meteoriti; poiché tale punto cade in una costellazione, lo sciame prende il nome dalla costellazione stessa (per es. le Tauridi hanno il radiante nel Toro, le Perseidi in Perseo). Proprio grazie a questi metodi si è riusciti a capire che il meteorite, che ha colpito la Russia qualche settimana fa, proveniva dalla fascia di asteroidi tra Marte e Giove.
In qualsiasi giorno dell'anno si possono osservare 5 meteore l'ora, numero che aumenta nettamente quando la Terra incontra uno sciame (per es. intorno al 10 Agosto le Perseidi).


Le comete 
Corpi celesti appartenenti al sistema solare, che descrive, in genere un'orbita ellittica eccentrica. Dalle analisi spettrali possiamo dedurre che le comete sono composte prevalentemente da ammoniaca (NH3), metano (CH4), monossido di carbonio (CO) e anidride carbonica (CO2), agglomerati con ghiaccio, polveri ed elementi chimici analoghi a quelli che si riscontrano in meteore o meteoriti.

Una Cometa che solca il cielo

In una cometa si distinguono: il nucleo, con dimensioni variabili da 1 a 100 km, che comprende la maggior parte di materia; la chioma, che comincia a formarsi per evaporazione e sublimazione delle sostanze componenti il nucleo: quando la cometa si avvicina al Sole il nucleo viene avvolto dalla chioma luminosa e sferica; la coda, che si allunga in direzione opposta al Sole (in quanto respinta dalla radiazione solare), si origina direttamente dalla chioma, risultando dunque costituita dalle stesse sostanze.
Le dimensioni della chioma possono superare la grandezza del Sole, mentre la coda può estendersi per oltre 300 milioni di km e può presentarsi rettilinea o leggermente curva.

Sull'origine delle comete vi sono numerose ipotesi: quella più accreditata è quella di Oort, secondo la quale questi oggetti sono numerosissimi e si muoverebbero in orbite lontanissime oltre Plutone: l'urto occasionale con altri corpi, devierebbero la cometa verso il Sole, rendendola quindi visibile.
Negli ultimi 2000 anni sono state scoperte decine di migliaia di comete, grazie all'ausilio del telescopio negli ultimi 300 anni e alla fotografia negli ultimi 100 anni. Vengono designate con l'anno in cui sono scoperte e una lettera dell'alfabeto latino, in via provvisoria, mentre in via definitiva con le cifre romane.
Inoltre è consuetudine dare il nome dello scopritore, è il caso della Cometa di Halley, la quale ha un periodo di 76 anni; la sua ultima apparizione fu nel 1910 e fu studiata da Halley e identificata come oggetto già apparso nei secoli precedenti, (fin dal V sec. a.C.).
Grazie ad Halley venne introdotta la periodicità del movimento di una cometa.
Oggi si conoscono una cinquantina di comete periodiche, delle quali sono stati osservati almeno tre ritorni; quella più breve è la cometa di Encke (circa tre anni e quattro mesi), praticamente invisibile ad occhio nudo.
I periodi si misurano in decine o centinaia di anni e si considerano a corto periodo le comete il cui passaggio avviene ogni 200 anni o meno.
Non è provata l'esistenza di comete che descrivono orbite iperboliche, benché a volte la loro traiettoria risulti molto allungata; infatti il passaggio vicino a Saturno o Giove (i pianeti più grandi del nostro sistema solare) potrebbe comportare un cambiamento dell'orbita cometaria fino a deformarla, oppure deviarla fino ai confini del sistema solare.

La cometa di Biella venne osservata nell'anno 1852 per l'ultima volta e, nel passaggio accanto al Sole, si frammentò in due parti e non venne più ritrovata.
Le comete infatti nel loro passaggio lasciano dietro di sé frammenti di polvere dalla loro coda infuocata e la Terra quando si trova a passare attraverso, la particelle entrano nell'atmosfera e provocano una pioggia di stelle cadenti.

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